I due laghi della Tuscia più frequentemente adibiti a set sono senza dubbio il Lago di Vico e il Lago di Bolsena.
I loro bacini e le loro rive hanno difatti conosciuto, a partire dagli anni ’50 del 900, una nuova vita come location cinematografiche.
Il Lago di Vico in principio è coinvolto, spesso in maniera invero marginale, nelle riprese di alcune pellicole di genere piratesco, “cappa e spada” e melodrammatico prodotte dalla “Romana Film” di Fortunato Misiano. Successivamente questa incantevole location naturale compare nelle commedie d’ambientazione medioevale L’armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate (1970), ambedue dirette da Mario Monicelli, nel primo caso trasformata surrettiziamente in mare e nel secondo in un lago erroneamente (e comicamente) scambiato per un mare da un gruppo di improvvisati crociati.
Il Lago di Vico rifulge finanche in film come il fantasy L’isola degli uomini pesce (1979) di Sergio Martino, la commedia di culto con Alberto Sordi Il Marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli e il melodrammatico Questi giorni (2016) di Giuseppe Piccioni.
Il Lago di Bolsena, invece, si offre inizialmente come set per due film che denunciano, sin dal titolo, la loro preponderante e necessaria cornice lacustre: il drammatico Violenza sul lago (1954) di Leonardo Cortese e il giallo La donna del lago (1965, ispirato a un omonimo romanzo di Giovanni Comisso a sua volta mutuato da una fosca vicenda di cronaca nera) di Luigi Bazzoni e Renzo Rossellini.
L’Isola Bisentina, una delle due che affiorano rigogliose tra le acque del lago (l’altra è l’Isola Martana), è altresì una location funzionale per film di tutti i generi, tra i quali ricordiamo in particolare la commedia Stasera a casa di Alice (1990) di e con Carlo Verdone. Il Lago di Bolsena e l’Isola Bisentina sono inoltre lo scenario naturale che campeggia sullo sfondo di un’importante sequenza di Le meraviglie (2014) di Alice Rohrwacher (opera in buona parte girata in terra di Tuscia).
Foto: Peter Baldwin in La donna del lago di Luigi Bazzoni e Franco Rossellini (1965).
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Testi di Franco Grattarola