Tra l’agosto e il settembre del 1957, Mario Monicelli ambienta gran parte degli esterni di Il medico e lo stregone in quattro località della Tuscia: San Martino al Cimino, Valentano (le varie sequenze di vita cittadina sono realizzate fra le vie dei due centri abitati), Grotte Santo Stefano (tutta la sequenza in cui Marisa Merlini incontra alla stazione ferroviaria il vecchio fidanzato Alberto Sordi) e Civita di Bagnoregio (inquadrata nella parte iniziale del film).
Il regista di origine toscana, che qualche anno prima aveva girato alcune sequenze di Totò e Carolina (1954) nel vecchio ospedale di Viterbo, ricordava bene la scelta della location: «Il medico e lo stregone l’abbiamo girato a San Martino al Cimino perché conoscevo bene il paese, mi ci avevano portato in vacanza, quand’ero bambino, negli anni ‘20».
Nel decennio successivo, Monicelli torna in loco per dirigere L’armata Brancaleone (1966), in larga parte girato (in misura pari al 60%, come calcolava lo stesso regista) in borghi, castelli, rocche e campagne della Tuscia. Tra le location più emblematiche sono da menzionare Vitorchiano (la città infestata dal morbo della peste), Nepi (l’acquedotto, la Rocca dei Borgia e i Bastioni Farnesiani), Tuscania (inquadrature panoramiche della città e la cripta della Basilica di San Pietro), Viterbo (Palazzo Chigi e la Strada Signorino), la Torre di Chia e i due laghi (Vico e Bolsena).
Il sequel Brancaleone alle crociate (1970), al pari del film capostipite, utilizza alcuni set locali (il Lago di Vico e Nepi). Tra i due Brancaleone, Monicelli gira alcune sequenze della commedia satirica Toh è morta la nonna! (1969) nel centro storico di Tuscania. Nel territorio di Tarquinia, il regista altresì colloca scene importanti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984) e Speriamo che sia femmina (1986).
Il marchese del Grillo (1981), una delle commedie più famose di Monicelli, annovera invece diversi set in terra di Tuscia (la faggeta Soriano nel Cimino, il Lago di Vico e Tarquinia).
Foto: Vittorio Gassman e Fulvia Franco sul set de L’Armata Brancaleone (1966).
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Testi di Franco Grattarola